Il Natale è alle porte e scegliere il regalo giusto, oltre a essere un gesto altruista e significativo, equivale anche a un prendersi cura di una persona cara.
Nel suo saggio sul dono “Essai sur le don”, del 1923, l’antropologo e sociologo Marcell Mauss, dopo aver studiato e approfondito il concetto del regalo nelle società arcaiche scriveva:
“Il dono è dotato di un forte potere magico nello stabilire una relazione con l’altro o gli altri. Una forza sovrannaturale, un potere spirituale, una efficacia simbolica che può essere tradotta con forza vitale“.
Ma da dove nasce questa consuetudine dello scambio di doni a Natale?
Secondo la leggenda, l’usanza è riconducibile al 700 a.C.; fu infatti Tito Tazio, re dei Sabini, a darne il via quando divenne sovrano, facendo richiesta ai suoi sudditi, ogni Capodanno, di un ramoscello di alloro o di ulivo proveniente dal bosco sacro della dea Strenia (da cui “strenna”).
Da qui, l’usanza dei cittadini di regalarsi, a vicenda, questi rami sacri. Secondo invece gli studiosi, la tradizione risale all’antica Roma quando i Romani erano soliti regalare, per celebrare il Sol Invictus, (l’arrivo del solstizio d’inverno), delle “strenae” (strenne) rami consacrati che si scambiavano come augurio di prosperità e di abbondanza.
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Fonte: Fumagalli1891, Focus Junior
